24 luglio, 2006

La ragione è dei sentimenti

Ho sentito il male solo quando l’ho avuto in corpo e mi ha sconvolto, ma nemmeno questo sono stato in grado di vivere fino in fondo. Non me ne sono impossessato, è stato lui ad impossessarsi di me.
Ho cercato di viverlo, il male. Da ragazzo ne ho subito il fascino. Forse sarei arrivato anche ad uccidere senza ragione, come si fa in guerra. Ma i bambini straziati dai bombardamenti, le donne senza più lacrime sono rimaste figure lontane da me, spettatore inabile persino a capire. Dinanzi alla distruzione che toccava altri, mi sono ritratto, illudendomi che questo potesse bastare a salvarmi. Invece l’apocalisse mi è cresciuta dentro, una guerra senza ritirate possibili, senza eserciti, senza sangue, … con un morto soltanto.

Mi sono ritirato dalla vita, non ho più parlato, non ho più scritto. Anche la malattia non mi ha più fatto male. E’ stato come se, consumata tutta la carne e le ossa, non avesse più nulla da ferire né da maciullare. Ci siamo arresi entrambi, io e il mio male. Le paure si sono prosciugate come scorie, pezzi di scarto lasciati alla sabbia da una marea. Quando le fobie hanno finalmente abbandonato la mia anima, me la sono ritrovato vuota, una stanza con le pareti semidiroccate, eco di una catastrofe ormai lontana.

Non ho più voluto insegnare, ho dovuto pensare soltanto a me, al mio disfacimento, la testa ingombra d’infelicità. Non sono più riuscito a guardare le facce dei miei ragazzi: mi chiedevano troppo e io non sapevo più cosa dar loro, nemmeno cosa consigliare loro di leggere. Il dolore e le paure mi hanno tenuto incagliato nelle secche dell’egoismo, senza strumenti per riprendere il mare libero, per allontanarmi dai luoghi della vita più insidiosi e ricattatori. Nessuno mi ha mai insegnato come fare.
Mi è mancato mio padre, un padre.

Una volta ho visto la fotografia di una città azzerata dall’esplosione di una bomba atomica, ho pensato a quanti uomini era successa, in verità, la stessa cosa: quanti alla fine del loro viaggio, si sono ritrovati anneriti nel silenzio, alberi senza più rami, ombre in attesa…Sono solo, alla fine della vita. Mi ci ha condotto il silenzio obbligato delle paure.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

leggendo le righe che hai postato sento tristezza malinconia ed una certa solitudine... spero di sbagliare.

Buona Giornata

Clopin ha detto...

>>itan: purtroppo un pò c'hai azzeccato.

Sta anche il fatto che queste pagine sono state scritte da "un qualcuno" distrutto da un male perverso e meschino, che non è riuscito a sconfiggere.

Ti dirò che queste parole, per me, rappresentano una specie di monito, di insegnamento.

Per lungo tempo, sono rimasto indeciso se pubblicarle o no ... alla fine l'ho fatto, come mi ha detto l'istinto. Non ritengo di aver sbagliato a farlo ora.

Grazie e buona giornata anche a te

Clopin

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