28 luglio, 2006

Io, Echo e Bunnymen


Va bene, va bene, ... qualcuno mi ha chiesto spiegazioni sul post precedente ... siamo io, Echo & Bunnymen, al cinema!

;DDDD
Clopin

The Killing Moon (Echo and the Bunnymen)


Under blue moon I saw you
So soon youll take me
Up in your arms
Too late to beg you or cancel it
Though I know it must be the killing time
Unwillingly mine

Fate
Up against your will
Through the thick and thin
He will wait until
You give yourself to him

In starlit nights I saw you
So cruelly you kissed me
Your lips a magic world
Your sky all hung with jewels
The killing moon
Will come too soon

Fate
Up against your will
Through the thick and thin
He will wait until
You give yourself to him

Under blue moon I saw you
So soon youll take me
Up in your arms
Too late to beg you or cancel it
Though I know it must be the killing time
Unwillingly mine

Fate
Up against your will
Through the thick and thin
He will wait until
You give yourself to him

Fate
Up against your will
Through the thick and thin
He will wait until
You give yourself to him
You give yourself to him

La la la la la...

Fate
Up against your will
Through the thick and thin
He will wait until
You give yourself to him

La la la la la...

Fate
Up against your will
Through the thick and thin
He will wait until
You give yourself to him

Fate
Up against your will
Through the thick and thin
He will wait until
You give yourself to him

La la la la la...
P.S.Stamane, mi sento mannaro ... al lupo, al lupo!

27 luglio, 2006

Sur le fil - Omaggio a Yann Tiersen

Siamo germogli di un sogno

Con ansia famelica di vita

Senza spina sopita nel fianco al mio onore

E sacco di muti miracoli intorno al mio cuore.

26 luglio, 2006

Calcio, Di Pietro, Israele, ... Depeche Mode

Ok, ok ... ci sono un due o tre cose che mi hanno fatto arrabbiare oggi:

Calcio: colpo di spugna da parte della giustizia sportiva. Le severe condanne del primo grado"graziate" dal secondo grado. Tutti contenti, e quasi tutti allegri perchè non perderanno i diritti TV (cioè i "danari"). Non ne capisco molto di calcio (in verità amo solo l'atletica, il nuoto, il volley ed il basket) ma ne capisco abbastanza per capire che siamo alle solite. E poi, mi ostino a non capire perchè c'è differenza tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria: un povero cristo che ruba per mangiare va in galera, uno che ruba miliardi per "sport" (Moggi & Carrato Inc.) se la cava con un ammenda ed una "radiazione". Ma da quale ordine poi?

Di Pietro: so che non mi leggerai mai, ma perchè non esci da questo governo di centro sinistra liberal borghese? Sono con te! Risolvere il problema delle carceri, facendo uscire persone per piccoli reati minori (non so perkè questo si lega al punto precedente) va bene. Ma abbuonare anche ki ha derubato, falsificato, raggirato la legge per intascare miliardi di miliardi (di euro), beh! proprio non ci sto! Io sono sempre stato di sinistra, ma vedo che questo governo sta più a destra della destra di opposizione. Ho capito bene? Viva Zapatero! Viva Zapatero! Viva Zapatero! Viva Zapatero!

Libano: per radio ho sentito che il governo israeliano ha bombardato una postazione ONU uccidendo 4 osservatori. L'ONU cosa ha fatto? Ha gentilmente chiesto spiegazioni a Israele:
Coffe Annan: "Se non è troppo fastidio, signor ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, cosa è successo?".
Ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite: "Come vi permettete? Noi facciamo quello che cazzo ci pare! Noi ammazziamo chi cazzo ci pare! Chi se ne frega di quei quattro poveri stronzi!".
Coffe Annan: "Scusi, non volevamo offendere. Ci scusi, ci scusi, ci scusi!!!" (con la faccia sotto i suoi piedi che si può anche muovere e noi sempre lì sotto, zitti!).

Basta così ... cambio argomento

Sono passati più di 5 mesi dal concerto dei Depeche Mode al Filaforum di Assago (MI). E' uno dei miei gruppi preferiti (l'ho scritto anche nella mia personals). Li adoro. Sono stati il primo vero gruppo "rock" della mia adolescenza (dopo ho scoperto Pink Floyd e REM). Con le loro canzoni sono cresciuto: ho gioito, ho pianto. Ho amato, ho odiato. Ho fatto cazzate immonde, ho taciuto quando non dovevo. Ho lottato per ciò in cui credevo, ho perso ciò in cui credevo ... Sono loro che mi hanno fatto conoscere il bello delle loro liriche in armonia con il bello dell'elettronica. Vince Clark, Andrew Fletcher, Martin Gore ed il mitico Dave Gaham. Quando li ho ascoltati, non ho potuto frenare la mia voglia di ballare, di cantare, di piangere (di gioia e di emozione). Se m'avesse visto, il mio maestro Zen, avrebbe detto: "sprechi tutta la tua energia disperdendola in migliaia di punti nel cosmo circostante anzichè concentrala in un solo punto del tuo universo interiore!". Maestro, capitemi e chiedo veneramente scusa.
A proposito, piccola chicca: il nome Depeche Mode, è stato inventato da Dave Gaham che in quel periodo frequentava una scuola d'arte di Londra e leggeva una rivista francese di moda dal nome "Mode depeche".

Clopin
P.S. Qualcosa è cambiato in questo blog. Qualcos'altro cambierà! Ci si prepara alla "muta del serpente"?

25 luglio, 2006

Acqua alta a Milano ... (semplice racconto tra surrealismo e passato)

Questa mattina quando sono sceso per venire in ufficio ho trovato che i due fiumi che scorrono vicino casa mia (a Zara), il Seveso e il Lambro, avevano deciso di strabordare (credo sia normale quando piove ininterrottamente per due settimane consecutive). Espressione di disapprovazione e gesto di incazzatura feroce a parte, per circa 15 minuti ho camminato in circa 30/40 cm di acqua alta. Mi sentivo come un alluvionato del Polesine, come un veneziano a Milano. La metro non funzionava ed ho dovuto farmi 2 km di strada a piedi, mezzi pubblici inesistenti, traffico paralizzato. Ed in più, quelle poche automobili che riuscivano a passare alzavano fontane d'acqua e fango. Uno di quegli stron... di automobilisti aveva deciso di utilizzare la sua vettura non per gli usi a cui la stessa è normalmente adibita ma come motoscafo d'altura e mentre stavamo aspettando il nostro turno ad un semaforo pedonale, siamo stati castigati in cinque. Ho avuto la prontezza di riflessi di abbassare l'ombrello per ripararmi almeno mezzo busto, ma dalla vita in giù, un dramma idrico. La forza della disperazione mi ha portato fino alla stazione centrale dove vox populi (una famiglia marocchina di sei elementi tutti stipati su un canotto) mi aveva riferito che funzionava una linea diretta della metro. Per coraggio, per rassegnazione ma più per il fatto che mi trovavo nel bel mezzo di un fiume in piena, mi sono spinto verso la speranza annunciata dagli africani abitanti della terrra del sole, del deserto e dell'asciutto. Arrivato in stazione centrale, meraviglia, la metro funziona, delusione, è stracolma di gente. Forse per imitazione, ma anche i vagoni della metropolitana avevano deciso di strabordare; non acqua ma corpi umani, ... vivi! Altro coraggio, faccio di corsa, due volte, il percorso della banchina d'attesa, in cerca di un varco; trovo un finestrino semiaperto, ci provo, mi infilo, perdo una scarpa, riesco dal finestrino, un barbone se l'era fregata, lo inseguo, me la riprendo, rivado al finestrino, ... ci trovo sette persone ed un cane incastrati; e dagli altoparlanti una voce continua a ripetere di: "non forzare l'ingresso in vettura, lasciare libero il passaggio, c'è un altro treno che attende di entrare in stazione, non forzare l'ingresso!". Improvvisamente, scorgo una dozzina tra colletti bianchi, tute blu e massaie annoiate, attaccati sotto il vagone. Ci penso un attimo, e mi dico: “ma questi sono pazzi, è più sicuro sopra la carrozza!”. Utilizzo una piccola montagnola umana, formatasi per caso al centro della banchina, la scalo come una alpinista consumato e mi abbarbico sul tetto del treno. Per quasi venti secondi difendo con le unghie e coi denti, la postazione conquistata, da avvocati, commercialisti ed agenti di borsa. E’ dura ma mantengo la posizione, … ed ecco che il treno parte. Qualcuno si alza in piedi ad imitazione dei “ninos” brasiliani e prova a surfare, ma l’imbocco della galleria lo frega istantaneamente. Qualcuno grida: “non si fanno queste cose in treno, almeno ora stiamo più larghi!”. Il viaggio è un incubo. Non mi ero mai reso conto di quello che si può incontrare sotto il soffitto di una galleria di un metro, cavi elettrici, luminarie di natale, radici di alberi che sbucano fuori e pipistrelli a parte. Comunque arrivo a destinazione e scendere è più facile che salire, basta scivolare e lasciarsi andare; e comunque cadi sul soffice delle persone che sono scese prima di te. Corro verso l’uscita e guardando per un breve istante alle mie spalle, posso ammirare un raro spettacolo della natura (umana): “una cascata di ominidi”. Le scale mobili sembrano immobili, ma … lo sono, sono fuori uso! Zampetto gli scalini a tre a tre, insieme ad uno sciame di cavallette che mi precedono e mi seguono, ed arrivo in prossimità dell’autobus che mi dovrà portare a destinazione. Ma non vedo niente, solo un ammasso di persone, … ma cosa, l’ammasso di muove? All’interno di quel groviglio immenso c’è il mio autobus. Disperato afferro un ombrello che chissà come sbuca da quel gomitolo di braccia, gambe, borse, assi da stiro, solidamente ancorato al nucleo. Fulmineo, mi impossesso di uno skateboard di un bambino orfano della madre, e mentre il piccolo dimostra il suo contrappunto piangendo, inizio la mia avventura come surfista … “da strada”. All’inizio è divertente, ma poi ti accorgi degli squali in doppiopetto grigio, che cercano di azzannarti, e di mangiarti o solo di offrirti una polizza assicurativa (che poi è la stessa cosa), con brochure e depliant più affilati dei denti di uno squalo bianco. Vivo attimi di autentico terrore, ma mi dico: “E’ una prova dura, ma qualcuno dovrà pur farlo!”. Sempre più convinto, faccio lo slalom in autostrada tra automobili, tir diciotto assi, mezzi dell’ANAS, tricicli a metano. E finalmente arrivo a destinazione: Milanofiori, Assago (MI). E’ un immenso acquitrino! Mezzi anfibi dei vigili del fuoco, avvertono che la campagna circostante è allagata (come se non ce ne fossimo già accorti). Ma non c’è il tempo per ascoltare stupide voci allarmiste, mi tocca staccarmi dal pullman ed arrivare, almeno per inerzia o per spinta, all’ingresso dell’ufficio. Con manovra degna di uno stantmen, a metà tra Micheal Jordan ed Alvaro Vitali, mi sgancio dal mezzo-motoscafo e mi lancio verso il palazzotto. Sbatto contro la vetrata d’ingresso, ma è il minimo. Il custode impietositosi, mi apre la porta scorrevole, ma non mi aiuta, altrimenti verrei squalificato (ma de che?). Intanto l’orda barbarica, albanesemente abbarbicata al pullman di cui sopra, invade la sede della società. E’ una lotta contro il tempo, ma guadagno l’ascensore. Fregato, l’ascensore può portare solo dodici sardine; saremo almeno in cinquanta, coraggio! Secondo piano, “…è il mio!”. “Devo scendere!” grido, ma nessuno si sposta, insisto, niente. Mi incazzo, niente ancora. Mi incazzo furiosamente, mi ingrosso sei volte la mia stazza normale e scalpito come un toro nell’arena, si scansano come si scansarono le acque davanti a Mosè (forse anche Mosè si incazzò in quella circostanza). Finalmente l’ufficio! Ormai sfinito arrivo alla scrivania, mi siedo, accendo il computer, mi rilasso per due meritati minuti ed il capo mi dice: “In ritardo, eh?, Così non va!, non va proprio!”

Milano 27/11/2002

24 luglio, 2006

La ragione è dei sentimenti

Ho sentito il male solo quando l’ho avuto in corpo e mi ha sconvolto, ma nemmeno questo sono stato in grado di vivere fino in fondo. Non me ne sono impossessato, è stato lui ad impossessarsi di me.
Ho cercato di viverlo, il male. Da ragazzo ne ho subito il fascino. Forse sarei arrivato anche ad uccidere senza ragione, come si fa in guerra. Ma i bambini straziati dai bombardamenti, le donne senza più lacrime sono rimaste figure lontane da me, spettatore inabile persino a capire. Dinanzi alla distruzione che toccava altri, mi sono ritratto, illudendomi che questo potesse bastare a salvarmi. Invece l’apocalisse mi è cresciuta dentro, una guerra senza ritirate possibili, senza eserciti, senza sangue, … con un morto soltanto.

Mi sono ritirato dalla vita, non ho più parlato, non ho più scritto. Anche la malattia non mi ha più fatto male. E’ stato come se, consumata tutta la carne e le ossa, non avesse più nulla da ferire né da maciullare. Ci siamo arresi entrambi, io e il mio male. Le paure si sono prosciugate come scorie, pezzi di scarto lasciati alla sabbia da una marea. Quando le fobie hanno finalmente abbandonato la mia anima, me la sono ritrovato vuota, una stanza con le pareti semidiroccate, eco di una catastrofe ormai lontana.

Non ho più voluto insegnare, ho dovuto pensare soltanto a me, al mio disfacimento, la testa ingombra d’infelicità. Non sono più riuscito a guardare le facce dei miei ragazzi: mi chiedevano troppo e io non sapevo più cosa dar loro, nemmeno cosa consigliare loro di leggere. Il dolore e le paure mi hanno tenuto incagliato nelle secche dell’egoismo, senza strumenti per riprendere il mare libero, per allontanarmi dai luoghi della vita più insidiosi e ricattatori. Nessuno mi ha mai insegnato come fare.
Mi è mancato mio padre, un padre.

Una volta ho visto la fotografia di una città azzerata dall’esplosione di una bomba atomica, ho pensato a quanti uomini era successa, in verità, la stessa cosa: quanti alla fine del loro viaggio, si sono ritrovati anneriti nel silenzio, alberi senza più rami, ombre in attesa…Sono solo, alla fine della vita. Mi ci ha condotto il silenzio obbligato delle paure.

23 luglio, 2006

Il cuore ... tu sai

Il cuore non fu mai nominato,
almeno fino a una certa età,
un'età abbastanza adulta.
Prima non mi sono mai reso conto
di averlo o non averlo un cuore;
non ci si pensava.
Ma poi venne il cuore, ... e incominciai a ricordare.
P.S. perchè, senza nominarla, è quello ke Lei mi ha fatto rammentare.

22 luglio, 2006

NON LO FARO'

IO NON CANCELLERO' IL POST PRECEDENTE! MAI!

21 luglio, 2006

Piangi cuore mio ... clopin muore ancora un'altra volta

che caldo che fa oggi ... ma il mio cuore è gelato.
Provo a scaldarlo, ma non ci riesco ...
gli chiedo: "... ma perchè?" ... ma non mi risponde ...
gli dico: "... non pensarci, non pensarci!"

... ma non riesce a non piangere, non riesce a non capire, non riesce a convincersi che resterà solo per sempre!

Piangi cuore mio, piangi!
Muori adesso clopin, muori adesso ...
- 22 gg al tempo 0

20 luglio, 2006

- 23 gg al tempo 0

19 luglio, 2006

Commento all'immagine del post qui sotto

ECCO COME MI IMMAGINO DIO:
UN MARE IN TEMPESTA
CON LA SUA FORZA
LA SUA SAGGEZZA
LA SUA BELLEZZA
IL SUO MISTERO
ED IO LI' IN MEZZO, ALLA SUA MERCE'
NOI TUTTI VENIAMO DA LI' E LI' RITORNEREMO!

Clopin

Jodorowsky ... è surrealtà (episodio uno)


Maestro, la cosa più bella che c’è al mondo è la differenza. Per questo credo che Dio si disperi: tutto è uguale a lui.

Per la Sua felicità, ci sei tu che non gli assomigli per niente!
-24 gg al tempo 0

17 luglio, 2006

Nostalgia incolore (Luci a San Siro)

Hanno ragione, hanno ragione
mi han detto:"E' vecchio tutto quello che lei fa,
parli di donne da buon costume,
di questo han voglia se non l'ha capito già"
E che gli dico:"Guardi non posso, io quando ho amato
ho amato dentro gli occhi suoi,
magari anche fra le sue braccia
ma ho sempre pianto per la sua felicità"

Luci a San Siro di quella sera
che c'è di strano siamo stati tutti là,
ricordi il gioco dentro la nebbia?
Tu ti nascondi e se ti trovo ti amo là.
Ma stai barando, tu stai gridando,
così non vale, è troppo facile così
trovarti amarti giocare il tempo
sull'erba morta con il freddo che fa qui

Ma il tempo emigra mi han messo in mezzo
non son capace più di dire un solo no
Ti vedo e a volte ti vorrei dire
ma questa gente intorno a noi che cosa fa?
Fa la mia vita, fa la tua vita
tanto doveva prima o poi finire lì
ridevi e forse avevi un fiore
non ti ho capita, non mi hai capito mai

Scrivi Vecchioni, scrivi canzoni
che più ne scrivi più sei bravo e fai danè
tanto che importa a chi le ascolta
se lei c'è stata o non c'è stata e lei chi è?
Fatti pagare, fatti valere
più abbassi il capo più ti dicono di si
e se hai le mani sporche che importa
tienile chiuse e nessuno lo saprà

Milano mia portami via, fa tanto freddo,
ho schifo e non ne posso più,
facciamo un cambio prenditi pure
quel po' di soldi quel po' di celebrità
ma dammi indietro la mia seicento,
i miei vent'anni e una ragazza che tu sai
Milano scusa stavo scherzando,
luci a San Siro non ne accenderanno più.

ORINOCO FLOW ...


PERLE DI PIOGGIA NEL MIO CUORE AFRICANO
FIUMI E FIAMME,
E BAMBINI A CANTARE L'OBLIO DEL GIORNO.
OMAGGIA LA DANZA DELLA SERA.

PARADISI LONTANI DAI GRECI E DAI ROMANI.

IN MEZZO LO SPARTIACQUE DEL CIELO
IN MEZZO SONNI ANCESTRALI
IN MEZZO RIPETUTE PAROLE NOTE ALLE STELLE CADUTE

SILENZIO! LA STORIA CI PARLA,
CI FA RICORDARE LE NOSTRE MISERE ORIGINI ...

16 luglio, 2006

Linea 77

Ritrovarmi qui e costantemente
dirmi che non me ne andrò
l’ottusa vanità che lacrima
redime i mali di chi persiste nell’errore
Ritrovarmi qui e costantemente
dirmi
mi sento
Come inutile predestinato
e di ogni tragedia
nobile il mio stare in scena
dignitoso nella mia caduta
siamo pronti ad applaudire in coro
invochiamo te
guida che
non sbagli mai
ne pensi a me
salvami
chi sono i miei nemici ora che
io non so più chi
scegliere
La tua paura è un nuovo inizio
L’indefinito è un nuovo inizio
L’imperfezione è un nuovo inizio
Ed ogni errore è un nuovo inizio

la nostra storia è un inno all'odio
colpevoli di tacito consenso
un inno all'odio
cantiamo inconsapevoli ogni giorno
ed ogni santo giorno
Persistiamo nell’errore
la nostra storia è un inno all'odio
colpevoli di tacito consenso
un inno all'odio
cantiamo inconsapevoli.. ogni giorno
ed ogni santo giorno
Persistiamo nell’errore

E poi sai [oggi si] vive in un eterno dubbio
Devo pensare a me a costruire una vita
dilazionabile nei prossimi trent’anni
[da interpretare] con serenità lasciva
Un uguaglianza che [consola difende]
Alimenta la voglia di personalizzare la mia prigione
idiota se mi chiedo ma come ho fatto a stare cosi bene
arriva in fondo e poi vedrai
capirai che non è servito a niente lamentarsi
senza dire
come per magia la coscienza inverte i ruoli
da vittima a responsabile dei tuoi stessi mali

curiosità è un nuovo inizio
il rispetto è un nuovo inizio
la fantasia è un nuovo inizio
in ogni sorte c’è un nuovo inizio

la nostra storia è un inno all'odio
colpevoli di tacito consenso
un inno all'odio
cantiamo inconsapevoli ogni giorno
ed ogni santo giorno
Persistiamo nell’errore
la nostra storia è un inno all'odio
colpevoli di tacito consenso
un inno all'odio
cantiamo inconsapevoli ogni giorno
ed ogni santo giorno
Persistiamo nell’errore
errore
errore
e, e
Ritrovarmi qui e costantemente
dirmi che non me ne andrò
l’ottusa vanità
che lacrima redime
i mali di chi persiste nell’errore
Ritrovarmi qui e costantemente
dirmi
la nostra storia è un inno all'odio
la nostra storia è un inno all'odio
la nostra storia è un inno all'odio
la nostra storia è un inno all'odio
la nostra storia è un inno all'odio
colpevoli di tacito consenso
un inno all'odio
cantiamo inconsapevoli ogni giorno
ed ogni santo giorno persistiamo nell'errore
la nostra storia è un inno all'odio
colpevoli di tacito consenso
un inno all'odio
e siamo inconsapevoli ogni giorno
ed ogni santo giorno persistiamo nell'errore
la nostra storia è un inno all'odio.

13 luglio, 2006

Paternità

Stamane mentre arrivavo a lavoro, è successo di nuovo! ... ero nel autobus, ipersuperstrapieno di gente, tutti schiacciati l'uno con l'altro, come sardine affumicate del baltico in scatole di latta.

Vedo una donna, con un piccolo fagotto in braccio, ... un bambino, che dormiva placidamente tra le braccia della sua mamma. Dormiva beato e sereno, tipico dei neonati di pochi mesi; tipico di chi non conosce ancora la realtà e non la vuole neanche lontanamente conoscere. Come spesse volte mi capita, quella visione di serenità produce in me altrettanta serenità. Quando vedo queste cose, mi riappacifico con il mondo anzi meglio: in quel momento, non me ne pò frega di meno del mondo, perchè tutto il mondo è in quella piccolo meraviglia della vita.

Mi è piaciuto ammirare la dolcezza dei lineamenti del suo nasino, la sua piccola boccuccia, gli occhietti dolci, dolci che di tanto in tanto, fanno cenno di aprirsi, tanto per scorgere quello che succede fuori e, soprattutto, per avere la certezza che il viso della mamma sia sempre lì (non si sa mai!). Non mi stancherei mai di stare li guardarlo ... ed ecco, d'improvviso, che mi vien da pensare al fatto che dentro di me, vorrei tanto essere padre. Forse, con i miei quasi 35 anni, il senso paterno si fa sentire a reclamare la sua naturale voglia di procreare. Oppure il senso egoistico di generare e veder crescere una creatura che, in fondo, è anche parte di me. Non saprei, ma non è la prima volta che provo questa emozione, questo sentimento.

Sono questi i momenti dove mi sento vivo da un lato e rassegnato dal altro. In me c'è la consapevolezza che non potrò mai provare questa gioia. So che si dice: "mai dire mai", ma per me, so che non sarà così. Ed è in questi momenti che mi prende la più assoluta tristezza ...

11 luglio, 2006

Addio Syd, addio sogno metafico ...

Ma, è vero? Syd è morto? ... no, non è possibile.

Proprio stamattina parlavo con un collega della notizia dello scioglimento definitivo dei Pink Floyd, e adesso apprendo che Syd Barret è morto.

Syd è stato uno dei fondatori del mitico gruppo ... non ho parole, non riesco a razionalizzare ...

... addio Syd, ... addio Pink Floyd, ... addio sogni ed ispirazioni.

PAUSA DI RIFLESSIONE

E' da un pò che ci sto pensando ... fra non molto sospenderò questo blog.
Ben inteso, non per questioni di "vacanze estive".
Negli ultimi giorni, ma è cosa normale nella mia vita, ci sono stati pensieri che mi hanno fatto riflettere intimamente (chi ha letto il mio blog, sa).
Tornerò, non so quando: forse per ripredere il filo dove l'avevo lasciato; forse per cancellare questo spazio delle mie idee; forse per modificarlo profondamente e radicalmente; forse per lasciarlo morire; forse ...; forse ...
O forse non lo sospenderò ...

08 luglio, 2006

Life bugs (parafrasando un noto film d'animazione)

E' sabato sera, sono le ore 22:20 e sono fermo a letto per una piccola complicazione verificatasi durante l’operazione al mio “dentino”. Dice il dottore che domani starò sicuramente meglio. Per ora, per calmare il dolore, mi hanno dovuto sedare con un antidolorifico molto potente. Pazienza, … cose che succedono (ma questo il dentista non me l’aveva mica detto!).

In questi due giorni, oltre che al mio dente che non esiste più (o quasi – te l’ho detto che ci sono state “complicazioni”) ed al dolore lancinante, mi è capitato di pensare a tante cose:

  • ai miei poco più di 3 anni a Milano;
  • al mio quasi 1 anno a Roma;
  • al mio ritorno temporaneo a Napoli;
  • alle persone che ho conosciuto e agli amici che ho perso lungo il mio cammino (che sono state molti – mi fermo qui perché altrimenti mi metto a piangere!);
  • agli amori che non ho vissuto ed a quelli che sono terminati prima di nascere;
    alla mia carriera che s’è fermata (o dovrei dire spezzata) nel più bello ed al mio futuro mai così incerto;
  • alle mie paure di essere umano, alle mie incertezze di uomo, alle mie mille battaglie perse, che non ho voglia di combattere più;
  • a mia madre con i suoi problemi ed a mio fratello con i suoi incubi, e a mia cognata con la sua tristezza di "non essere ancora mamma" che gli leggo negli occhi;
  • alla luna, alle stelle ed al mare al quale non potrei rinunciare mai;
  • alle cose che non ho ancora fatto, a quelle che non farò mai ed a quelle che non avrò il coraggio di fare mai;
  • alle parole, alle dolcezze, agli sguardi delle persone che mi hanno voluto bene veramente e che non vedrò più;
  • ai sentimenti ed alle emozioni che si sono sopite per sempre nel mio cuore;
  • ai sorrisi delle mie due nipotine;
  • ai tanti "tomi" della mia libreria che ho sfogliato, studiato, deriso, sui quali ho sudato, che ho dovuto imparare a memoria, dimenticati in una notte soltanto, lanciati dalla finestra, ripresi per strada;
  • alle vacanze di quest'estate, che non sto organizzando (anche se avevo deciso che dopo anni difficili in cui non me le sono potute permettere, quest'anno le avrei fatte) perchè non c'è nessuno con me ad organizzarle;
  • alla mia fede, ai miei dubbi, al mio Dio, che puntualmente, decide che me la devo cavare sempre e comunque da solo.


Sono questi i momenti in cui sei nudo con te stesso e in cui vedi bene dentro di te quello che sei stato, quello che sei diventato, quello che sarà il tuo futuro. Questi momenti, io li chiamo: "la constatazione del nostro niente!"

Clopin

05 luglio, 2006

Fermo qui ...

Ecco cosa è successo: camminavo per via del corso, per recarmi come sempre dal mio amico fraterno Stefano detto “Armaduc”. Nelle scadenze importanti, giugno è una di queste, mi ha sempre aiutato a compilare tutte quelle scartoffie fiscali: 730, UNICO, ICI, etc. per le quali non ho mai avuto grande predilezione di simpatia.
Faceva caldo, la gente era tanta che mi affogavo nel disperato tentativo di evitarla, per non andargli addosso. E’ strano: quando hai una fretta terribile, t’inventi abile sciatore da marciapiede con le scarpe al posto degli sci. Anche se i marciapiedi della mia città non sono bianchi come la pallida neve bianca. Però il coefficiente di scivolamento è uguale!
D’improvviso, mi fermo. Nel mio affannarmi per arrivare puntuale all’appuntamento, mi inchiodo. Fermo lo scorrere delle mie gambe, una dopo l’altra. Piedi uniti. Stop!
Qualcuna delle persone che mi seguiva, mi è venuta addosso, perché non ha potuto evitarmi. Quelle un po’ più dietro, hanno capito, ed aggirato l’improvviso ostacolo. Quelle a me avanti, mi hanno guardato come se avessero visto un fantasma imbalsamato, proveniente da un altro universo.
Ma niente, resto fermo; immobile. Ed ascolto le loro maledizioni.
Niente. Non mi muovo. Sono marmo.
Dopo un po’, per uno strano fenomeno fisico, sé è formato un alone di spazio, intorno a me. Un cuscinetto invisibile tra me e la folla oceanica di un venerdì pomeriggio di giugno. Un metro e mezzo di distanza di sicurezza.
E poi inizio a guardarmi intorno. Guardo le persone frettolose e maledicenti, le vetrine, le macchine ed i motorini che scorrono in strada; le bancarelle povere dei cinesi e quelle assai più scarne degli extra-comunitari ed i poliziotti, che fanno il loro dovere di sgombero. I cagnolini delle signore, lo zucchero filato dei bambini, le mani nelle mani degli adolescenti innamorati. Guardo le collane “ricche e perbeniste”, i capelli rasati freschi dei militari, ed i cellulari dei passanti. Guardo le finestre dei palazzi, i portoni aperti dei palazzi, e tutti gli angoli e le mura grigie dei palazzi.
Alzo la testo. E sulla mia testa una striscia di cielo limpido e azzurro chiaro, come solo all’inizio del tramonto si può ammirare.
Respiro. Un lungo respiro. Una, due, tre volte …e mi chiedo: “…ma che ci faccio io qui?”


Omaggio alla voce di Jack Folla (alias Diego Cugia)

04 luglio, 2006

Vecchio disco

Sera di luglio, ore 23 circa; caldo si ma non asfissiante, finalmente.
Dal balcone di casa mia, scorgo il nero oscuro del mare di notte e, su di esso riflessa, la luce di una mezzafalce di Luna. Il traffico è poco, la città è sorniona. Guardo il cielo, e dal "piatto rotante" del mio vecchio Tehcnics, ascolto un disco:

Gira, gira vecchio disco
lei, stasera, se ne va.
Tu la conosci, è fatta così;
lei valigie non ne fa,
ha tutto con se.
L’ho amata così, la perdo così.

Gira vecchio disco
lei non ci appartiene più,
e se i sole va giù,
luna piena o luna no,
piangiamoci un po’,
e tu girerai ed io canterò.

Su, gira vecchio disco,
non fermarti mai.
Lei, vedi, non c’è più
non ha lasciato niente di se.
E’ andata via da qui; ha tutto con se, forse anche un po’ di me


Ed ecco, i ricordi s'inventano le immagini nella mia mente e le emozioni mi fanno nascere le lacrime, per quel amore andato via troppo presto e superato troppo tardi. Mi sono detto: "Io muoio qui!"

03 luglio, 2006

Il cacciatore di favole


Con questo cuore aperto
ai viaggi che dei sogni
riescono a distogliere il dolore.
La crudeltà è nella notte che va via
e un incontro, al folle soldo,
che esce fuori dalla stanza,
di certo, non ti appagherà.
Tu, che sei angelo ingannato,
vinto di un amore maledetto,
violentemente maltrattato
e rivenduto dentro i bar.
Qual ricordo tradito
da un motivo di musica persa,
un po’ svenduta che lei cancellerà.
Schiudi il cuore e, adesso, non morire.
Che fine hai fatto mai?
senza l’anima che hai visto nascondersi
dietro quelle lacrime
e, poi, sciogliersi nei tuoi ideali
e, poi ancora, perdersi in echi di vendetta.
E ritrovarsi soli e abbandonati
in quei deserti del orgoglio.
Svegliati in questo letto,
ai bagliori della luce di un giorno che ritorna sempre.
Stringersi al petto,
l’unico ricordo suo che distrugge la memoria.
Con occhi spenti che non avresti visto mai;
vita che si è fatta più puttana,
prendi baracca e burattini
e va dove il vento è scellerato,
dove pochi passi si annullano nel dubbio
che nessuno mai, ha letto fiabe
come quelle raccontate con inganni di fantasia,
da traditi e disperati come me,
il nome dei quali è urlato
da un cacciatore di favole.