03 luglio, 2006

Il cacciatore di favole


Con questo cuore aperto
ai viaggi che dei sogni
riescono a distogliere il dolore.
La crudeltà è nella notte che va via
e un incontro, al folle soldo,
che esce fuori dalla stanza,
di certo, non ti appagherà.
Tu, che sei angelo ingannato,
vinto di un amore maledetto,
violentemente maltrattato
e rivenduto dentro i bar.
Qual ricordo tradito
da un motivo di musica persa,
un po’ svenduta che lei cancellerà.
Schiudi il cuore e, adesso, non morire.
Che fine hai fatto mai?
senza l’anima che hai visto nascondersi
dietro quelle lacrime
e, poi, sciogliersi nei tuoi ideali
e, poi ancora, perdersi in echi di vendetta.
E ritrovarsi soli e abbandonati
in quei deserti del orgoglio.
Svegliati in questo letto,
ai bagliori della luce di un giorno che ritorna sempre.
Stringersi al petto,
l’unico ricordo suo che distrugge la memoria.
Con occhi spenti che non avresti visto mai;
vita che si è fatta più puttana,
prendi baracca e burattini
e va dove il vento è scellerato,
dove pochi passi si annullano nel dubbio
che nessuno mai, ha letto fiabe
come quelle raccontate con inganni di fantasia,
da traditi e disperati come me,
il nome dei quali è urlato
da un cacciatore di favole.

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