15 marzo, 2006

Clopin, chi?

E' già! Ti chiederai: chi è Clopin?

Clopin (Trouillefou) è uno dei personaggi del romanzo di Victor Hugo, 'Notre-Dame de Paris'. E' il capo-guida della corte dei miracoli: un accozzaglia di barboni, poveri, mendicanti, straccioni, prostitute, ladri, che vivono in uno dei quartieri più poveri e malfamati di Parigi. Forte e coraggioso ma anche nemico dei poeti (che, secondo lui, dovrebbero morire tutti). Odia le guardie, perchè trattano male la sua gente, gli emarginati. E desidera un mondo in cui poter vivere tutti liberi e senza distinzioni sociali.

Di Hugo, avevo letto 'I miserabili'. Anche 'Notre-Dame de Paris', ma ne sono rimasto incantato quando l'ho visto in musical... e così ho deciso di adottare questo pseudonimo (a proposito Clopin, si pronuncia Clopen). Non che questo personaggio sia il mio ritratto spiaccicato, ma mi è piaciuta la sua verve, la sua arroganza sociale, il suo essere vicino a tutti e al di là di tutti e ... segretamente innamorato di Esmeralda (cito testualmente: 'Esmeralda lo sai è finita l’infanzia, io ti guardo con l’ansia di non aver occhi abbastanza').

Clopin, chi sono io? E che ne so! E' una domanda difficile, a cui non so mai cosa rispondere esattamente. Forse solo un medicante, uno sconosciuto, dopo aver parlato con me, sarebbe in grado di descrivermi, esprimendo con degne parole, forse solo un pò confuse, i lineamenti del mio animo (ammesso che l'animo abbia dei lineamenti).

Mi sono eletto Clopin, con quella voglia di mistero e di sognare di trovarmi al suo posto; al posto di un altro. Un misto di protagonismo e surrealismo, che è da sempre complice dei miei sensi e desideri. Perchè, ognuno, desidera essere altrove, sogna di essere qualcun altro. La morale, poi, le consuetudini e le responsabilità, mi riportano alla realtà, alla gabbia quotidiana.

A ben pensarci, tutti noi siamo costretti nelle nostre gabbie, che chiamiamo: ufficio, automobile, casa, ascensore, lo schermo di un computer. Renato Zero, le chiama: barattoli. Il bello è che ci illudiamo di essere liberi ("a libertà, a libertà, pure 'o pappagallo l'addà provà");

la vera libertà non è fare ciò che si vuole, ma volere ciò che si fa!

Lo so, lo so: non è farina del mio sacco ma non ricordo dove l'ho letta! Beh, comunque, credo sia vero. Molte cose che faccio, beh, semplicemente, non le vorrei fare.

Troppo filosofico? Gli amici me lo dicono sempre, ... ed è per questo che sono amici.

Poi staremo a vedere...



3 commenti:

Anonimo ha detto...

Nesis. Chi è Nesis. L'amico di un filosofo, a quanto pare, del capo degli straccioni e dei miserabili. E' vero, la libertà è volere ciò che si fa. Non sempre ciò è possibile, ma se la libertà è sempre il nostro pallino, da coltivare continuamente, si possono accettare delle sconfitte, o delle limitazioni, sapendo che prima o poi, come il pappagallo, la libertà la proveremo.

Anonimo ha detto...

bella la frase sulla libertà!
sei sempre nù gigand!

Anonimo ha detto...

ciao... sono d'accordo con tutto quello che ha detto e anche io adoro Clopin, ma, non per essere pignola, lui non è innamorato di Esmeralda anche perchè lei è sua sorella!